MILANO – Non vero e proprio peculato ma “una indebita percezione di erogazioni pubbliche“. Così la sentenza di appello per il primo processo a tre persone sui rimborsi pazzi dei consiglieri regionali potrebbe incidere anche su quello – ben più ampio – a 56 imputati tracui importanti esponenti politici di ieri e oggi al Pirellone.
Quasi tre anni fa, gli ex consiglieri Carlo Spreafico (civatese del Pd), Alberto Bonetti Baroggi del Pdl e l’altro Dem Angelo Costanzo, avevano scelto il rito abbreviato, venendo condannati dal Gup Fabrizio D’Arcangelo: a Spreafico vennero dati due anni di reclusione (con la condizionale) per peculato. Spreafico in particolare aveva ottenuto rimborsi per quasi 34mila euro spesi nel periodo 2008-2012 tra bar, ristoranti, viaggi, libri, la quota associativa 2008 dell’ordine del giornalisti (101 euro), un «Ombrello mini automatico» da 9,40 euro comprato in un autogrill e l’affitto di un box a Lecco per circa 650 euro.
Adesso, la Seconda sezione penale della Corte d’appello di Milano ha ridotto il reato, con il conseguente dimezzamento della prescrizione (parziale nel caso del lecchese), la cui pena è stata ridimensionata a otto mesi.