VALMADRERA – Numerosa la partecipazione della cittadinanza in occasione della cerimonia ufficiale del 79° anniversario della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo, andata in scena oggi, giovedì 25 aprile, a Valmadrera. A inaugurare la giornata, la celebrazione della messa con il parroco Isidoro e il vescovo Italo Dell’Oro. A seguire l’alzabandiera al cippo degli Alpini, il corteo, gli interventi delle scuole e del sindaco e la deposizione delle corone ai morti deportati al cimitero. Infine, una delegazione dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi ha portato dei fiori al cippo dedicato alla Resistenza a San Tomaso, luogo dell’azione partigiana a Valmadrera.
Di seguito, il discorso integrale di Antonio Rusconi, sindaco di Valmadrera.
“Credo nel sole, anche quando non splende; credo nell’amore anche quando non lo sento; credo in Dio anche quando tace!”. (Scritta sul muro di una cantina di Colonia, dove alcuni ebrei si nascosero per tutta la durata della guerra).
In una delle rovine del ghetto di Varsavia, tra cumuli di pietre carbonizzate e ossa umane, sigillato con cura in una piccola bottiglia, fu trovato il seguente testamento, scritto da un ebreo di nome Yossl Rakover nelle ultime ore del ghetto.
Varsavia 28 aprile 1943
Così ha inizio uno dei libri-testimonianza dello sterminio ebraico, “Yossl Rakover si rivolge al suo Dio”, l’impegno a non dimenticare.
Questo è il primo compito del nostro appuntamento, qui: rievocare una tragedia ma anche una conquista, la democrazia, e una liberazione, riscoprire la Resistenza come movimento popolare, il valore a quasi ottanta di distanza dall’Assemblea Costituente, la scelta della Repubblica, lo sforzo di coesione di diverse culture democratiche che dal 1943 al 1948 collaborarono per costituire le fondamenta di questo Paese, unite nella fiducia per la democrazia, nel lavoro per la dignità dell’uomo, nell’amore per la libertà.
Per questo è importante che oggi, 25 aprile 2024, siamo ancora in tanti qui a Valmadrera, al di là del rito ufficiale, a manifestare un senso di gratitudine e di riconoscenza per tanti uomini e donne che, con passione e sacrificio, a volte drammaticamente con la vita, hanno contribuito a ridonarci la democrazia e la libertà, soprattutto per il bisogno di ricordare ai più giovani che quello che più conta nella vita è donare una testimonianza.
In questo senso acquista grande significato la partecipazione della scuola, un segno di attenzione e di speranza da parte di chi, finalmente, è nato in un mondo di pace.
Né va dimenticato che la Resistenza è stata una risposta di alta responsabilità civile e politica al caos dell’8 settembre 1943 che coinvolse, insieme alla monarchia, istituzioni allo sbando ricostruite nell’onore e nella credibilità internazionale dell’Italia dalla mobilitazione partigiana. Per questo va anche ricordato, insieme alla lotta partigiana, il notevole contributo di interi reparti delle Forze Armate, con oltre 25 mila morti, che trovandosi all’estero, dalla Jugoslavia alla Grecia, da Cefalonia alla Corsica, hanno condotto azioni regolari contro i tedeschi.
Senza questi precedenti sarebbe stato difficile avere ascolto alla Conferenza di Parigi per il Trattato di Pace.
Nel discorso noto per l’espressione “tutto è contro di me, tranne la vostra personale cortesia”, De Gasperi fu in grado di ricordare, con dignità di statista, che il crollo del regime fascista, a seguito degli avvenimenti militari, “non sarebbe stato così profondo se non fosse stato preceduto dalla lunga cospirazione dei patrioti che in Patria e fuori agirono a prezzi di immensi sacrifici, senza l’intervento degli scioperi politici nelle industrie del Nord, senza l’abile azione clandestina degli uomini dell’opposizione parlamentare antifascista” che spinsero al 25 luglio.
“L’Italia ha liberato se stessa dal regime fascista – ha potuto dire De Gasperi a Parigi – grazie alla Resistenza che ci ha consentito di diventare paese cobelligerante e non vinto e sta facendo buoni progressi verso il ristabilimento di un Governo e di nuove istituzioni democratiche.”
Ieri sera, ai nostri diciottenni, abbiamo consegnato la Costituzione, ricordando loro la responsabilità di diventare cittadini nella propria comunità, nella scuola, sul lavoro.
Pochi giorni prima, il 15 aprile, Federico Fubini ci ha ricordato con grande interesse, uno dei tanti eroi sconosciuti della Resistenza, Niccolò Introna, commissario della Banca d’Italia.
Il 20 settembre 1943 alle 15.30 un manipolo di ufficiali nazisti varca la soglia di palazzo Koch, elegante sede della Banca d’Italia. Fra loro c’è il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, comandante dello spionaggio hitleriano. I tedeschi presentano le loro richieste al governatore della Banca d’Italia Vincenzo Azzolini: vogliono l’oro della Banca d’Italia, tutto l’oro, In quel momento, nei suoi caveau, l’istituto di via Nazionale ne custodisce quasi 120 tonnellate.
Un solo uomo, all’interno della banca centrale, decide di opporsi e organizza un sofisticato inganno per impedire ai nazisti di trafugare la ricchezza degli italiani. Si chiama Niccolò Introna, è un dirigente di settantacinque anni, un fervente valdese che tiene sermoni alle comunità di fedeli nei giorni di festa. Durante il fascismo, Introna aveva combattuto in segreto la corruzione e il sistema cleptocratico attorno a Mussolini, documentando le operazioni del duce per trafugare denaro pubblico. Un servitore dello Stato. Eppure il suo nome, per le vicende finora mai raccontate e portate alla luce in questo libro, verrà volutamente cancellato e dimenticato. La storia di Introna, le sue lotte antifasciste, la sorda e caparbia ostilità dei suoi molti nemici trasmettono un monito che arriva con forza all’Italia di oggi.
Dunque, di sicuro il 25 aprile ci ricorda che il passato non è una generica eredità avuta in sorte, ma una responsabilità perchè la libertà e la democrazia sono valori conquistati, talora con la vita, dai giovani della Resistenza di diverse appartenenze ideologiche o partitiche, da soldati, carabinieri, donne e uomini che scelsero di dare il loro contributo. Tra pochi giorni saremo chiamati a votare per le elezioni europee: l’Europa oggi rappresenta la più grande difesa contro qualsiasi tentativo di regime, le fasi storiche si chiudono, ma abbiamo senz’altro bisogno di un’Europa più forte, più unita, che abbia un’unica linea su Gaza e su Kiev, che creda veramente che in quei luoghi dobbiamo scegliere l’unica strada della PACE.
In un’importante intervista, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, evidenzia alcuni punti fondamentali del 25 aprile:
“Il Paese è fortemente cambiato, come il contesto internazionale. Non c’è più, fortunatamente, la necessità di riconquistare i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. Oggi c’è la necessità di difendere quei valori, come è stato fatto contro l’assalto del terrorismo, come vien fatto e va fatto sempre di più contro quello della mafia. La democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana. Il 25 aprile fu lo sbocco di un vero e proprio moto di popolo: la qualifica di “resistenti” va estesa non solo ai partigiani, ma ai militari che rifiutarono di arruolarsi nelle brigate nere e a tutte le donne e gli uomini che, per le ragioni più diverse, rischiarono la vita per nascondere un ebreo, per aiutare un militare alleato o sostenere chi combatteva in montagna o nelle città”. …….
Ricordo che Aldo Moro definiva il suo partito, oltre che popolare e democratico, come “antifascista”: per lui si trattava di un elemento caratterizzante, appunto identitario, della politica italiana. Naturalmente nella nostra democrazia confluiscono anche altri elementi storici nazionali, ma quello dell’antifascismo ne costituisce elemento fondante. La Resistenza italiana mostrò al mondo la volontà di riscatto degli italiani, dopo anni di dittatura e di guerra di conquista. Non si può dimenticare il contributo che molte operazioni dei partigiani diedero all’accelerazione dell’avanzata alleata. Basti citare l’esempio di Genova, dove il comando tedesco trattò la resa direttamente con i partigiani. Il presidente Ciampi ha il merito di aver riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il ruolo fondamentale che le forze armate italiane ebbero nella Liberazione. Cosa sarebbe successo se questi militari italiani avessero deciso in massa di arruolarsi nell’esercito della Repubblica Sociale? Quanto sarebbe stata più faticosa per gli Alleati l’avanzata sul territorio italiano e con quante perdite? La Resistenza, la cobelligeranza, pesarono sul tavolo delle trattative di pace”.
Dunque, a voi presenti, alle associazioni promotrici della manifestazione, a tutti i nostri cittadini rivolgo come Sindaco l’appel1o e l’invito a sentire come una missione civica questo vostro impegno.
Nel suo capolavoro “La notte” il premio Nobel Elie Wiesel, uno dei pochi superstiti dei campi di concentramento, così scriveva:
“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia lunga vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai”
Lo diceva anche per noi.