Da cittadini sensibili alle problematiche ambientali e dei Beni Comuni, vorremmo indirizzare alcune nostre schiette considerazioni e soprattutto un mirato appello ai ben conosciuti Circoli provinciali di Legambiente: abbiamo apprezzato le vostre recenti prese di posizione pubbliche critiche o perlomeno sollecitanti una maggior trasparenza sull’iter del percorso progettuale dell’ipotizzato Teleriscaldamento abbinabile al forno inceneritore di Valmadrera, sulla cui congruità peraltro avevate già espresso, in precedenti comunicati, preoccupati e motivati dubbi.
Ci piace immaginare che queste graduali e progressive prese di distanza siano frutto anche di un approfondito dibattito interno teso a rendere le vostre prese di posizione più coerenti con la dichiarata e praticata “mission” Associativa.
Proprio nel riconoscervi questo sforzo poniamo le basi di un appello che pubblicamente vi rivolgiamo perché arriviate a rompere ogni ulteriore indugio dichiarando pubblicamente la contrarietà ad ogni qualsivoglia tipo di combustione che giustifichi alimentazioni solo presuntivamente “virtuose” perché mascherate sotto la classificazione di fonti rinnovabili, come ad esempio può accadere per la combustione delle cosiddette biomasse (di qualsiasi tipo) come anche per i rifiuti provenienti dai depuratori.
Non sarà sicuramente necessario spiegare a voi che tutto ciò sia dettato da quello che è un principio ispiratore base per chiunque si ponga il problema di invertire una tendenza ormai ben più che anacronistica sia in termini di inquinamento che di alterazioni climatiche. Un principio quello della “Sostenibilità” (che si lega indissolubilmente alla questione climatica) tanto decantato quanto spesso disatteso nelle scelte strutturali impiantistiche e di sistema anche se poi, poco coerentemente, richiesto (giustamente) ai comuni Cittadini.
Lo stesso direttore D’Alema, illustrando proprio in questi giorni il nuovo Piano Industriale di SILEA definisce la Sostenibilità come “parola chiave per guidare il futuro della società pubblica partecipata dai Comuni che oggi si occupa della gestione dei rifiuti sul territorio”.
In questo senso occorrerà ricordare che il forno inceneritore di Valmadrera è una della fonti provinciali maggiori di emissioni di CO2 e che quindi, a puro titolo d’esempio, servirebbero circa ben 20 milioni di alberi ( ottenibili con una semplice divisione tra le tonnellate di CO2 emesse annualmente – fonte Arpa 2015 : 123.000 ton- e quanto assorbe un albero di medie dimensioni ogni anno – 6 kg, fonte P.A.E.S.C. 2030 “Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima” del Comune di Lecco) per “compensare” le emissioni annuali del forno inceneritore,
È proprio nell’effetto climalterante, procurato dal continuare a perseguire modelli combustivi che producono enormi emissioni di CO2, che dovrebbe risiedere il motivo principale, per ogni genuino fautore della “Sostenibilità”, di una esplicita contrarietà (senza se e senza ma) al progetto di Teleriscaldamento. Progetto che, se si prevedessero reali fonti alternative “pulite” e non climalteranti che potrebbero sostituire quelle dell’attuale combustione dei rifiuti, sarebbero state, assai probabilmente e come molti sostengono, già divulgate perché in linea con i precisi vincoli posti dall’Assemblea dei Comuni soci di Silea.
Il tutto reso ancor più impellente ed ineludibile dalle alternative, che ormai quasi tutti conoscono, già praticate con successo in altri territori col cosiddetto modello “Rifiuti Zero” che di fatto tende a tradurre in pratica il capovolgimento dell’idea di rifiuto trasformandolo in risorsa secondo la logica dell’ “Economia Circolare”, tanto sostenuta anche da vari pronunciamenti europei.
Un modello “Rifiuti Zero” ben noto che in pratica riduce quasi a zero le possibili combustioni residuali con l’assai determinata prospettiva , da parte di chi la sta praticando, di arrivare al loro azzeramento, attraverso una saggia ed articolata gestione dell’intera filiera (dalla “nascita”/produzione e confezionamento dei prodotti fino alla “morte” del loro uso d’origine , ma recuperandoli, sotto varie forme, in altri cicli di “vita”).
Tutto questo sarebbe anche da noi in poco tempo realizzabile (impiegando solo i tempi strettamente necessari e senza “menar il can per l’aia”), se ci fosse una effettiva volontà politica, perseguendo una immediata riconversione veramente virtuosa degli impianti non più votati all’incenerimento.
Riconversione che, come dimostrato altrove, può portare a corposi aumenti occupazionali e che peraltro potrebbe anche giovarsi, con gli inevitabili opportuni aggiornamenti, di un precedente costoso studio di fattibilità commissionato dalla stessa Silea nel 2016 sulla cosiddetta “Fabbrica dei materiali”.
È esattamente questo il passo definitivo che con determinazione vi chiediamo di operare nel dichiarare apertamente la vostra contrarietà al progetto del teleriscaldamento, che peraltro presenta molte altre criticità attuative come anche non solo da voi evidenziate.
Sarebbe un bell’elemento di coerenza che potrebbe costituire un segnale in più nei confronti di Sindaci e Comuni che augurabilmente dovrebbero operare un ravvedimento operoso, auspicato da molti e da più parti.
Una scelta inequivocabile che rafforzerebbe ulteriormente il dubbio sopra esposto, che già serpeggia tra i Comuni, sull’esistenza di una effettiva e pienamente virtuosa fonte d’alimentazione alternativa alla combustione dei rifiuti.
Sempre che non ci si voglia nascondere un po’ tutti dietro la “foglia di fico” della definizione di certe “fonti rinnovabili” che comunque nella realtà producono enormi effetti climalteranti!
L’esatto contrario di quello che si va affermando in ogni sede, a partire da quella assembleare di Silea e del Consiglio Comunale del capoluogo.
Quindi a voi la scelta!
Germano Bosisio e Enzo Venini
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