“ANCH’IO PROGETTO VALMADRERA”. UN INCONTRO DALLA PARTE DEGLI ULTIMI

VALMADRERA – Martedì il sesto incontro di ‘Anch’io Progetto Valmadrera’ dal titolo ‘Dalla parte degli ultimi’, presso il Centro Diurno Disabili. Sono intervenute Betty Lenti, presidente della cooperativa Arcobaleno, Patrizia Brusadelli, presidente di Oltre Noi, il dottor Rizzi della Fondazione Sacra Famiglia e infine Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.

La serata è stata aperta da Betty Letti che ha raccontato la storia del Centro Diurno Disabili, che nasce nel 1980 con un gruppo di volontari che assistevano delle persone in difficoltà alcune ore nel pomeriggio presso una sala dell’oratorio. Poi con il passare degli anni le necessità sono aumentate e si è arrivati progressivamente alla struttura odierna a Parè che è gestita da ‘Oltre Noi’ in collaborazione con la cooperativa Arcobaleno e la Fondazione Sacra Famiglia. Quest’ultima gestisce alcuni appartamenti, presso la palazzina più recente, per aiutare alcuni adulti in difficoltà a vivere una prima esperienza di autonomia: creare delle microcomunità di 4/5 persone coetanee con le stesse problematiche fisiche o mentali in modo che possano iniziare a vivere separati dalla famiglia; come prevede il disegno di legge ‘Dopo di noi’.

Il Centro a oggi accoglie una trentina di persone durante il giorno, per dare sollievo alle famiglie, proponendo varie attività ricreative e di immersione nella città con passeggiate per le vie di Valmadrera. Gli alloggi, invece, ospitano sette persone anche durante la notte con la presenza costante di un’infermiera. Questa è una realtà decisamente importante del territorio in cui il comune ha investito da anni, consapevole di una problematica diffusa a cui era ed è necessario dare una risposta investendo sul sociale.

Successivamente è intervenuto il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, che ha parlato di ciò che vive quotidianamente nella realtà della povertà in Italia e non solo dove la percentuale di invisibili (persone emarginate o escluse) è sempre più in crescita. Il quadro attuale è che esistono vari tipi di povertà: economica, culturale e di opportunità che generano vari tipi di difficoltà nelle persone anche a seconda della loro condizione di cittadinanza, ossia se per legge in Italia hanno diritto ad un sistema di welfare oppure no.

Lo scopo principale di Caritas è quello di ridare dignità alle persone, metterle nelle condizioni tali per cui possano diventare protagonisti della propria vita. Quindi è necessario che si abbia un cambio di paradigma nella cultura della società e, soprattutto, nelle istituzioni. Infatti, a oggi la persona povera è vista solamente come un problema su cui si applicano delle misure calate dall’alto che non prevedono di coinvolgere l’umanità dell’utente. Oggi ci sono problemi veramente complessi che non è possibile risolvere con risposte semplici basate su slogan che parlano alla pancia delle persone; è necessario impostare dei tavoli di lavoro per conoscere e quindi affrontare con serietà e competenza la povertà in Italia. Ciò si lega agli articoli 3 e 4 della Costituzione italiana che spronano le persone e le istituzioni a garantire a tutti pari opportunità, uguaglianza e possibilità di dare il proprio apporto a migliorare la comunità tramite il lavoro.

Da vari studi è emerso che il fenomeno del cosiddetto ‘pavimento appiccicoso’ è sempre più diffuso, ossia i figli dei poveri riescono sempre meno a uscire da tale condizione, considerando anche che la percentuale di povertà è aumentata in Italia, nonostante anche la ricchezza aumenti, ma essa è mal distribuita. Infine, è impressionante il dato sulla provenienza dei poveri oggi in Italia; infatti si ha un rapporto 60-40 tra stranieri e cittadini italiani. Dal dibattito con i presenti è emersa la questione giovani e Gualzetti ha fatto notare che i principali problemi derivano da una povertà educativa tra gli adolescenti e preadolescenti nata soprattutto durante la pandemia. Essa poi sfocia in varie difficoltà come la dipendenza dal gioco di azzardo, scommesse online su eventi sportivi e violenza organizzandosi in baby-gang.

Concludendo, Gualzetti ha riassunto il suo intervento in tre punti fondamentali: non si dia per carità ciò che è previsto per giustizia; bisogna rimuovere le cause e non lavorare sulle conseguenze; lavorare in modo che si dia autonomia alle persone e non tornino a chiedere aiuto. Un incontro decisamente significativo che ha aiutato i giovani a riflettere sul tema del sociale e degli ultimi: tutti nella comunità hanno il diritto di autodeterminarsi ed essere protagonisti della propria vita. La prossima tappa sarà giovedì 16 novembre dal titolo ‘Idee per la nostra città’ dove i giovani del corso sono chiamati a proporre idee e iniziative per Valmadrera, che verranno poi ascoltate dalla giunta il giovedì successivo concludendo il percorso.

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