C’è chi potrebbe ritenere ormai inutile riaccendere la questione del progetto di teleriscaldamento, visto che ormai è stato approvato. Senonché esiste un dovere che non decade mai ed è quello perlomeno di ricordare le contraddizioni che connotano questa scelta miope, soprattutto in questi momenti dove un po’ tutti, a parole, rimarcano l’assoluta necessità di giocare tempestivamente una partita ormai ineludibile per il futuro del Pianeta.
E il ricordare le palesi contraddizioni non può e non deve tramutarsi solo in una puntuale e costante valutazione e monitoraggio dei reali o presunti effetti benefici previsti in termini di drastiche riduzioni delle emissioni ma cercare, se si vuole effettivamente praticare un’incisiva lotta ai cambiamenti climatici, di mirare perlomeno ad una coerente riduzione dei tempi di chiusura del forno inceneritore.
In questi giorni stiamo assistendo infatti ad una particolare perorazione delle ragioni di una immediata transizione ecologica ormai ritenuta, a tutti i livelli, necessaria. Lo stesso presidente del Consiglio Draghi, considerato da non pochi nell’attuale fase, a ragione o a torto, come il leader europeo più rappresentativo e prestigioso, ha parlato espressamente di una esigenza ineludibile di accelerazione in questa direzione perché la questione climatica e le sue molteplici connessioni sociali e economiche costituiscono una vera e propria emergenza paragonabile a quella pandemica.
È pur vero che molti coraggiosi ragazzi, a partire da Greta Thumberg, non si lasciamo più irretire dalla “demagogia verde”, definita non a caso da loro come un bla bla bla, ma affidano i propri giudizi definitivi sulla classe dirigente planetaria, ma anche dei vari altri livelli, alla costatazione diretta circa la tempestività, la coerenza e l’effettività delle manovre adottate rispetto ai proclamati principi tutelativi.
Alla stessa stregua si potrebbero o meglio si dovrebbero misurare quindi anche le scelte concrete a livello territoriale a partire da quelle delle istituzioni pubbliche nelle loro varie articolazioni, proprio in ragione dell’esemplarità che possono riverberare anche sui propri cittadini.
A questo riguardo non sembra ravvedersi affatto nel progetto di teleriscaldamento, definitivamente adottato, “un’accelerazione” ed un contributo “da subito” nell’invertire una tendenza climalterante, nonostante si registrino quasi quotidianamente i suoi effetti devastanti sia a livello locale che nazionale e planetario.
Come è ben risaputo la vera strada strutturalmente alternativa alla combustione, nel campo del ciclo integrato dei rifiuti, e relativi alibi dei suoi recuperi termico-energetici, è e rimane quell’opzione denominata “Rifiuti Zero” ed i suoi corrispondenti percorsi implementativi. Un’opzione che ha portato ad esempio al concreto raggiungimento in altri territori di valori di raccolta differenziata ben oltre il 90 % rendendo così oggi quasi trascurabili e residuali gli effetti combustivi climalteranti (e domani?).
Al di là di ogni possibile considerazione o contro-argomentazione basterebbe ricordare che il forno inceneritore di Valmadrera rappresenta una delle maggiori fonti emissive provinciali di CO2 e che l’azzeramento di tali emissioni relative ad ogni singolo anno sarebbe equivalente all’effetto benefico prodotto dalla piantumazione di circa 20 milioni di alberi oltre che corrispondere all’incirca all’intero piano migliorativo PAESC di Lecco (Piano di Azione per l’ Energia Sostenibile ed il Clima) raggiungibile in ben 23 anni (dal 2007 al 2030).
Quindi, al di là di ogni altra considerazione di natura critica – che permane – sul progetto di teleriscaldamento, esiste un modo oggettivo per misurare il grado di genuina volontà di aggredire anche a livello locale , da subito e non con vari bla bla bla, l’ineludibile questione climatica: quella di ridurre il più possibile i tempi di chiusura del forno inceneritore (quindi ben prima del previsto termine massimo del 2032, semmai fosse effettivamente tale) facendo decollare quanto prima le alternative di una sempre più efficace ed incisiva azione di riduzione, recupero e riciclo di tutte le componenti del “rifiuti”, come del resto praticato con successo in vari altri territori virtuosi. Con oggettivi effetti benefici non solo sul clima ma anche su salute, recupero di materia, occupazione ed in definitiva anche sulle tariffe per i cittadini.
Occorrerà continuare tutti a sollecitare e vigilare!
Germano Bosisio