LECCO – Mercoledì l’udienza preliminare per i cinque indagati coinvolti nel processo per il crollo del ponte di Annone accusati a vario titolo di omicidio colposo, disastro colposo e cooperazione in disastro colposo. In aula, davanti al Gup del tribunale di Lecco, Paolo Salvatore, sono comparsi: per la Provincia di Lecco, Angelo Valsecchi, dirigente area Viabilità e Infrastrutture, e Andrea Sesana, funzionario Servizio concessioni e reti stradali; per Anas Giovanni Salvatore, capo settore manutenzione e responsabile per la Statale 36; inoltre Silvia Gabelli, funzionaria Pianificazione territoriale e grandi infrastrutture della Provincia di Bergamo (l’ente aveva rilasciato l’autorizzazione al mezzo pesante sotto il cui peso il cavalcavia crollò) e infine Roberto Torresan, ingegnere libero professionista di Busto Arsizio incaricato nel 2013 di progettare la manutenzione dell’infrastruttura.
Presente in tribunale la famiglia di Claudio Bertini, il 68enne di Civate rimasto ucciso nel crollo, ammessa come parte civile insieme a Provincia di Lecco, Anas, Codacons nazionale, il conducente del mezzo pesante, il guidatore dell’auto rimasta in bilico e la famiglia di Mandello del Lario scampata per un soffio alla tragedia.
Proprio la vedova Bertini, Augusta Brusadelli, lamenta il continuo rimpallo di responsabilità portato avanti dalle due Provincie di Lecco e Bergamo e Anas in questi tre anni e la totale assenza di interesse nei confronti delle vittime del crollo. “Spero che il processo sia veloce – ha commentato la signora Brusadelli -, faccia il suo corso in tempi brevi e che venga fatta giustizia: chiedo a gran voce che ci siano dei colpevoli, finora ho visto un rimpallo di responsabilità. In Italia la morte di una persona è secondaria rispetto ai danni alle infrastrutture – ha aggiunto – il crollo ha riguardato più persone, ma sotto quel ponte di Annone è morta una persona, la sola che avevo”.
Dello stesso parere anche la famiglia Femiano di Mandello, presente all’udienza. Gaetano Femiano la moglie Elena Gennari e la figlia – che all’epoca aveva 12 anni -, quel 28 ottobre 2016 si sono salvati per miracolo. “Nessuno ci ha finora contattato – affermano i coniugi Femiano a proposito dei risarcimenti -, è scandaloso che litighino tra loro e si scordino di chi ha subito danni da quel crollo”.
Un rimprovero in tal senso agli enti – che anche nell’udienza di ieri hanno giocato al rimpallo – viene pure dal Procuratore Capo, Antonio Angelo Chiappani, titolare del fascicolo insieme al Pm Andrea Figoni. “Mi rattrista – ha commentato – che gli enti coinvolti e le loro assicurazioni non abbiamo ancora risarcito, nemmeno in minima parte, le persone offese, in particolare la famiglia Bertini”. Soddisfazione in ogni caso per l’avvio dell’iter processuale, dopo un’indagine complessa e lunga.
L’11 marzo la ripresa dell’udienza preliminare, in cui verrà discussa la posizione degli indagati.