ANNONE BRIANZA – Prima Lecco, per due anni non particolarmente fortunati; poi la Valsassina con un lustro in crescita esponenziale fino ad arrivare alla “saturazione” (fisica) del posto. Infine la necessità di ampliare gli spazi, per aumentare spettatori e dunque business. Questa l’evoluzione tutta lecchese di un Festival musicale che non a caso si potrebbe tradurre come “dell’Innominato” – di manzoniana memoria dunque. Certo, qua non si sta nell’alta letteratura ma nella ben più prosaica “EDM“, quella musica martellata che solo i giovanissimi possono reggere per ore e ore. Ma non è di qualità della proposta che trattiamo, bensì di soldi e “comodità”.
Gli organizzatori (Alberto Fumagalli & C.) sono lecchesi e nel lecchese rimangono – nonostante le sirene monzesi e il corteggiamento di altri lidi, distanti ma potenzialmente assai più remunerativi.
La baracca del Nameless è divenuta in breve e grazie soprattutto ai prati della piana tra Barzio e Pasturo un affare da milioni di euro all’anno (con tanto di lussuosa e utile partecipazione societaria di una major discografica). Un carrozzone gigantesco che muove centinaia di collaboratori e decine di migliaia di presenze per assistere alle performance di artisti del settore un po’ da tutto il mondo. Come internazionale è anche la provenienza di ragazzi e le ragazze che arrivano qui per ballare sull’onda del tuncia-tuncia esasperato, per tre-quattro giorni.
Ma se il mondo ruota intorno al Nameless, in definitiva chi lo promuove è del posto – e dallo stesso posto, Lecco e dintorni appunto – cerca di non muoversi. Per mille ragioni, a partire dalla “comodità” legata alla vicinanza fisica e pure alle relazioni messe in piedi in ormai sette anni di Festival.
Trovata l’area, a qualche centinaio di metri dal Golf Club di Annone, restano dettagli non secondari da risolvere ma ormai il secondo trasloco della storia del Nameless è alle viste.
Con buona pace della Valle dei Sassi che non è riuscita a trattenere un gruppo di bravi giovani promoter, fino a ieri assolutamente ben disposti a restare, anche a rischio di rimetterci qualcosa in termini di crescita economica, ma poco convinti dopo il “giro” effettuato con le amministrazioni locali valsassinesi vecchie e nuove. Sembra che anziché festeggiare il ritorno turistico e di immagine per il territorio, qualcuno abbia chiesto soldi a loro – che garantivano alberghi, campeggi, bar e ristoranti pieni e una promozione della zona senza pari; che anzi negli ultimi tempi siano sorte ulteriori difficoltà nei rapporti e qualche incomprensione e insomma, alla lunga dovendo scegliere si è scelto di lasciare la “stretta” Valle per gli ampi campi della Brianza.
Certo, il fascino delle Grigne, l’aria fresca del giugno in mezza montagna, panorami e location “da urlo” non li inventi tra le zanzare e la superstrada che ti corre vicino. Ma tant’è, il dado è praticamente tratto, l’addio monti pronunciato e la discesa lungo la 36, sotto Lecco, si va compiendo.
Chi balla col tuncia-tuncia nelle orecchie, balla anche in Brianza.
Ne perde un territorio e ne guadagna un altro, ma sempre nella medesima provincia. Contenti o quasi gli organizzatori, indifferenti probabilmente i ragazzini, molto meno lieti quanti perdono un evento mondiale e i guadagni – materiali immediati e promozionali a medio/lungo termine.
Il Nameless resta “a Lecco”, W il Nameless lecchese e ciao-ciao Barzio.
S. T.