VALMADRERA – In un clima di crescente tensione è andato in scena questa sera al teatro di Valmadrera un incontro pubblico promosso dall’Amministrazione comunale, con lo scopo di spiegare ai cittadini lo studio epidemiologico sulle emissioni dell’inceneritore di Silea in corso. A relazionare due medici del Servizio epidemiologico dell’Ats Brianza, Luca Cavalieri d’Oro ed Emanuele Amodio, Cristiano Piccinelli dell’Università di Torino e l’epidemiologo dell’Arpa Piemonte Ennio Cadum.
Molto didattica l’introduzione dei due rappresentanti dell’Agenzia per la tutela della salute: “L’epidemiologia è la disciplina che si occupa della salute della collettività. Noi andiamo ad indagare quelli che sono i fattori di rischio per le persone, cioè quelli che possono aumentare la possibilità di contrarre una malattia e lo facciamo confrontando la frequenza di malattia tra chi è esposto ad un fattore e chi non lo è”, ha spiegato Cavalieri d’Oro prima di passare ad illustrare i due principali tipi di studi epidemiologici. “Lo studio di coorte si realizza su una popolazione numerosa, esposta ad un fattore: seguendo questo vasto campione nel tempo si controlla chi si ammala e chi no, stabilendo così qual è il rischio relativo per quel determinato fattore. Con lo studio caso controllo invece si individua chi è malato e tra loro si cerca di capire chi era esposto ad un certo fattore e chi no. Quello che emerge in questo modo è una stima, perché la ricerca si esegue solo su un campione”.
Al collega Amodio il compito di spiegare quali possono essere i limiti e le criticità di questo tipo di studi: “L’esposizione ad un determinato fattore di rischio spesso è molto difficile da misurare. Innanzitutto perché i dosaggi sono molto bassi, al limite delle rilevazioni, perché le esposizioni possono durare anche decenni e interagiscono con altre emissioni, inoltre esistono dei fattori di confondimento”.
Molto tecnico l’intervento di Piccinelli, che ha relazionato sul tipo di studio epidemiologico che si sta realizzando sull’impianto di Valmadrera: “Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo, disegnato sulla base di tre importanti lavori che si trovano in letteratura: lo studio Moniter del 2010, il Dep Lazio del 2014 e quello del Cnr di Pisa del 2016. Stiamo raccogliendo sulla base degli archivi comunali i dati anagrafici relativi agli anni 2003-2015, dei 76 825 cittadini dei sette comuni coinvolti nello studio – Annone, Civate, Galbiate, Lecco, Malgrate, Suello e Valmadrera – che andranno messi in relazione con i dati sullo stato di salute, ricavabili dalle informazioni su mortalità, primo ricovero, registro tumori e schede di assistenza al parto”.
“Per come è impostato questo è un lavoro di ottimo livello – commenta Cadum, membro del comitato scientifico di controllo dello studio –. Quello che ne uscirà non sarà una risposta certa al di là di ogni possibile dubbio, ma ci sono alcune evidenze da considerare. Noi abbiamo avuto in Italia, negli anni ’70 e negli anni ’80, inceneritori con livelli di emissioni preoccupanti. Fino agli anni ’90 non c’era una norma che disciplinasse le emissioni, oggi il loro valore limite è di 40mila volte inferiore che allora”.
L’ultima parte della serata è stata dedicata al dibattito. I presenti sono stati invitati a scrivere le proprie domande su un foglio poi ritirato e letto ai relatori, per la risposta, dall’assessore Antonio Rusconi. Scelta forse un po’ infelice che ha generato confusione, spingendo il pubblico a gridare letteralmente dal proprio posto i quesiti agli amministratori.
I temi sollevati hanno riguardato i dubbi che da mesi circolano sullo studio epidemiologico e il suo legame con il progetto del teleriscaldamento. È stato il notissimo epidemiologo Paolo Crosignani, più volte citato dal Coordinamento lecchese rifiuti zero, a porre la questione: perché non lo studio breve (o caso controllo)? “Un danno alla salute è dovuto al cronicizzarsi della malattia, che senso ha allora prendere inconsiderazione il primo ricovero? Gli eventi acuti vanno considerati tutti e vanno considerati nel loro accadimento”. A generare sconforto e qualche risata la risposta del collega Cadum, che afferma “Noi cerchiamo di individuare la patologia nella sua prima manifestazione – e poi aggiunge – le riacutizzazioni dipendono anche da altre variabili, come la vicinanza al pronto soccorso. Se uno ci vive vicino sarà più facile che ci vada per una visita rispetto ad un altro che abita più lontano”.
Altro punto battuto dalle domande poste è il confronto con i dati allarmanti emersi dello studio epidemiologico sull’inceneritore di Vercelli: “Stiamo parlando di uno degli impianti più vecchi e peggio gestiti, che oggi è un sito oggetto di bonifica – spiega l’esperto dell’Arpa – Erano stati trovati una serie di rischi significativi che in questo caso ci si poteva anche aspettare”.
Immancabile la richiesta di chiarimenti sul ruolo di Tecno habitat, la società di ingegneria incaricata da Silea di elaborare il modello di ricaduta delle emissioni – aspetto fondamentale ma non ancora ultimato dello studio – e contemporaneamente soggetto coinvolto nel progetto definitivo del teleriscaldamento. “Oltre che dell’esistenza di un conflitto di interessi – chiosa l’attivista Mauro Dell’Oro – chiediamo conto del fatto che Vittorio Addis, presidente di Tecno habitat, ha recentemente dichiarato che ci vorrebbero dai cinque ai dieci anni per avere un risultato significativo dallo studio epidemiologico”.
“Tecno habitat è un’azienda che ha decine di dipendenti e di attività”, commenta Antonio Rusconi, mentre Cadum assicura che valuterà “il modello elaborato con attenzione”. “Sulla tempistica deve esserci stata un’incomprensione – aggiunge il sindaco Donatella Crippa –. Addis intendeva probabilmente dire che per avere effetti valutabili di un forno inceneritore ci vogliono degli anni. Gli esiti dell’analisi saranno pronti entro il 2018 e anzi entro la fine dell’anno potremo già visionare dei dati preliminari. Per quanto riguarda il teleriscaldamento – prosegue il primo cittadino sollecitata dalle insistenti richieste dei presenti – le cose sono separate: lo studio deve andare con le sue gambe, per il progetto prenderemo una decisione condivisa con tutto il consiglio comunale e con l’assemblea dei sindaci dei comuni soci di Silea”. “Il progetto definitivo del teleriscaldamento non è mai stati presentato in consiglio – aggiunge l’ex senatore Antonio Rusconi – e non è previsto nessun ampliamento del forno”.
Manuela Valsecchi
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